C’è una Taranto solidale. Una Taranto che non si volta dall’altra parte e che tende una mano a chi con le proprie forze non può farcela ad affrontare, in questo momento, problematiche di carattere strutturale. E’ la Taranto dell’associazione Salam, ong jonica che da ormai due lustri opera per garantire condizioni di vita migliori a popolazioni meno fortunate della nostra. In questi giorni, la presidente Simona Fernandez, assieme ad un collaboratore (Ansu Colley) sono in Niger per operare fattivamente sul campo per portare avanti il progetto denominato “Latte e Miele”. Un nome originale e dolce per sottolineare quanto sia importante per la popolazione nigerina, poter contare su una alimentazione sana ed una agricoltura sostenibile che coinvolga anche soggetti socialmente fragili come le donne. La finalità del progetto, promosso dall’agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo e realizzato in stretta collaborazione con le ong Africa 70 e Acra, è quella di garantire alle popolazioni dei dipartimenti di Say e Tillabéri (zone di operazione) il consumo di latte e miele derivante da una filiera locale equa e sostenibile, promuovendo l’impiego di donne e giovani vulnerabili. Il Niger, infatti, è caratterizzato da una forte crescita demografica e da un sottosviluppo giovanile del 38,89% tra i 15 ed i 29 anni (INS 2006) e si posiziona al 189esimo posto su 189 paesi per indice di sviluppo umano, come emerge dal rapporto stilato dall’Onu nel 2017. Una situazione a dir poco drammatica, che favorisce il pericoloso aumento della malnutrizione acuta, che in Niger raggiunge soglie del 14,8% della popolazione globale. La missione guarda, inoltre, anche ad altri obiettivi, e cioè quelli relativi alle dinamiche migratorie che interessano quella specifica regione africana, noto crocevia anche sulla rotta per l’Europa: “Il fenomeno migratorio che osserviamo in Italia – ha spiegato la presidente di Salam Simona Fernandez dal Niger – è solo una piccola parte della totalità di migrazioni di portata epica che riguardano popolazioni in movimento nel continente africano ed in quello asiatico. Ciò che più sconvolge – ha sottolineato – è vedere come queste persone affrontino consapevolmente viaggi fuori dall’immaginario collettivo al limite della resistenza umana (ed anche oltre) e quanto noi europei rimaniamo ancora capaci di erigere barriere e muri nonostante il bisogno di aiuto di questi popoli. Il valore insignificante della vita, la leggerezza con la quale si respinge un migrante – ha evidenziato Simona Fernandez – segna indiscutibilmente la banalità del male che anche oggi Hanna Arendt vedrebbe nella nostra quotidianità. Le donne, le minori come sempre rappresentano la parte più fragile di questa società. La parte che prova a rialzare i paesi e rivendicare i diritti, in Niger, come in Sudan”.